Fondi interprofessionali, come orientarsi? Tipologie e consigli

Ci sono tantissime modalità per rendere una impresa al pari delle aspettative dei dipendenti. In alcuni casi, i fondi interprofessionali possono fare la differenza e dare al datore di lavoro un aiuto concreto.

I fondi si distinguono in varie tipologie e possono essere richiesti a seconda della necessità. Facciamo un passo in avanti per chiarire di cosa stiamo parlando?

Quali sono le finalità dei fondi interprofessionali

Le finalità dei fondi interprofessionali, in linea generale, sono quelli di finanziare dei piani formativi aziendali per i propri dipendenti o altre particolarità necessarie per la crescita dei collaboratori.

Non solo dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma anche lavoratori a progetto o con contratto di apprendistato. I fondi in oggetto sono stati istituti  nel 2000 e regolati con la legge 388, che stabilisce di come le aziende possano destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati INPS a uno dei fondi interprofessionali.

In questo articolo di fonditalia.org sui fondi interprofessionali e il contributo al 0.3% si può avere una panoramica completa su come aderire e quali sono le aziende che dovrebbero considerare l’opportunità.

Ovviamente, si tratta di un plus aziendale per i dipendenti in termini di aiuto e crescita concreta. Quante volte le aziende vorrebbero guardare al futuro ma non possono? Quante volte devono rinunciare a crescere solo per mancanza di fondi o per non avere la possibilità di destinare quote mirate?

Una volta scelto il fondo a cui aderire, l’azienda selezionerà l’opzione valida e potrà dar via al progetto tanto sognato per i suoi dipendenti. Si ricorda, salvo modifiche o nuove segnalazioni che:

  • I trasferimenti di fondi non riguardano le micro e medie imprese
  • L’importo dovrà essere 3.000 Euro come minimo
  • Le quote non devono essere antecedenti ad un periodo relativo al 1° gennaio 2009.

Tipologie e consigli

Tantissime aziende chiedono consigli su quale sia il migliore fondo a cui aderire. In realtà, questa è una scelta che dovrà fare la realtà considerando i fattori di interesse oltre che una serie di prospettive aziendali personali.

Non solo, la decisione potrebbe essere legata anche al settore di appartenenza considerando che i fondi coprono quasi tutti i settori esistenti. Ovviamente, entra in gioco anche la classe dimensionale dell’azienda  – con le grandi realtà che privilegiano fondi con conti aziendali per un finanziamento diretto dei corsi di formazione. Le PMI, al contrario, preferiscono lavorare con gli avvisi.

Nella formazione finanziata sono inclusi:

  • lavoratori dipendenti che appartengono al settore privato
  • operai generici e operai agricoli
  • impiegato
  • quadri
  • dirigenti
  • soci di cooperative

con esclusione di chi lavora all’interno della Pubblica Amministrazione. Nel momento in cui un datore di lavoro non versa i soldi del fondo, questi non restano in azienda e sono destinati comunque all’INPS.

Il 50% viene versato come fondo di rotazione, il restante è dedicato al fondo per l’occupazione e la formazione. Il consiglio è di valutare bene come muoversi e poi decidere, rivolgendosi comunque a professionisti del settore che sapranno consigliare. Ci sono tutte le condizioni per trovare la soluzione adatta, a seconda dell’azienda.

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