CONSIGLI E SUGGERIMENTI PER SCEGLIERE L’ AVVOCATO PIU’ ADATTO A SE’

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La scelta dell’avvocato al quale affidare il mandato della propria causa non va sottovalutata: una parte considerevole del successo o dell’insuccesso di essa la si potrà attribuire a lui.

Quali sono le considerazioni da fare prima di affidarsi ad un legale?

La prima valutazione riguarda chiaramente la competenza specifica.

In linea generale, se avete commesso un reato previsto e punito dal codice penale sceglierete un cultore di questa branca del diritto (nel caso degli avvocati penalisti può tornare utile consultare siti come http://avvocato-penalista.milano.it/, portale web che si occupa di raggruppare e recensire i servizi offerti dai migliori avvocati); allo stesso modo, se dovete separarvi o divorziare andrete da un matrimonialista.

E tuttavia, questo non significa che un professionista che si occupa principalmente di diritto di famiglia non abbia anche le competenze per iniziare una procedura per il recupero di un credito.

E allora, cosa esattamente va guardato?

Nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono specializzazioni cartacee (solo da pochissimo tempo sono nate delle scuole di specializzazione la cui valenza è tutta ancora da verificare).

Superato l’esame e ottenuta l’abilitazione all’esercizio della professione, il giovane avvocato non ha limiti di materia, può patrocinare dinnanzi al Tribunale civile come al Tribunale penale, al T.a.r. e dinnanzi alla commissione tributaria.

Saranno il tempo e le circostanze (quale tipologia di casi si presenteranno) che determineranno la sua competenza specifica.

Dunque, non ci sono specializzazioni cartacee, ma parlano il curriculum delle esperienze e la voce stessa del professionista, vale a dire il colloquio conoscitivo/informativo.

Porre sul tavolo la questione che vi interessa, fare domande e cercare di capire dalle risposte se si tratta di una materia che l’interlocutore conosce a menadito o nella quale si individuano zone d’ombra, è un momento FONDAMENTALE.

E anche nel caso in cui un avvocato dovesse rendersi conto che non è in grado di assistervi con tutta la competenza che meritate, avrebbe il dovere di dirvelo (è anche previsto dall’art. 12 del codice deontologico forense).

Questo va a vantaggio della sua serietà, coerenza e professionalità… anche perché ne va della sua reputazione!

Dunque, la prima valutazione riguarda la competenza, e la competenza va indagata colloquiando, interrogando, ascoltando e analizzando quanto viene affermato.

E magari confrontando le risposte che vengono date con quelle di altri professionisti della medesima materia.

Non vi preoccupate del costo di un primo incontro: a parte che molti avvocati offrono gratis i colloqui preliminari, ma anche nel caso in cui fosse necessario pagare, meglio spendere qualche centinaia di euro prima piuttosto che perderne migliaia poi, a causa della scarsa conoscenza del professionista a cui vi siete affidati.

Secondo aspetto da valutare al momento della scelta dl proprio legale: il rapporto avvocato-cliente.

Tenete a mente che non si tratta di un rapporto unidirezionale. 

La fiducia deve essere reciproca: se pretendete un legale serio e rispettoso, anche il professionista è giusto che pretenda le medesime condizioni.

E questo lo testimonia il fatto che entrambe le parti in causa possono rimettere il mandato.

Alla luce di ciò è bene rispettare delle regole imprescindibili:

  • obiettività: quando si espongono i fatti di una vicenda, non è necessario enfatizzarli, non vanno nascosti particolari, non vanno affermate cose non vere. Un legale non vi difenderà meglio se lo convincete di essere la parte lesa, anche perché il professionista non ha il compito di giudicarvi, ma solo di aiutarvi. Ragione o torto, l’avvocato vi seguirà lo stesso;
  • rispetto: che significa ad esempio essere precisi agli appuntamenti, e capire che ci si trova di fronte non solo un professionista ma anche una persona, che ha DIRITTO di godere dei week end, di non essere disturbato ad ora tarda, etc.
  • serietà: quando si instaura un rapporto di fiducia, infrangere la parola data è il primo passo per incrinarlo. Se è stato pattuito un compenso, magari con pagamento in due o tre trance scelte dal cliente, questo le deve rispettare; se l’avvocato ha preventivato un costo poi non può aumentarlo a piacimento provando a giustificarlo con attività astruse;
  • collaborazione: quando l’avvocato chiede documenti o altri elementi da portare in giudizio quali fonti di prova, questi gli vanno consegnati nei tempi, nei modi e nelle forme che ha indicato.

Terzo elemento di valutazione: la veridicità delle parole del professionista che vi trovate di fronte.

 DIFFIDATE DI QUELLO CHE VI GARANTISCE LA VITTORIA O L’ASSOLUZIONE!

Il diritto non è una scienza esatta; l’esito della causa dipende da moltissimi fattori; e l’unica obbligazione che l’avvocato assume col conferimento dell’incarico è una prestazione d’opera e non di risultato.

Detto in altri termini, può garantirvi impegno e professionalità, ma non il successo… 

Gli errori da evitare nella scelta dell’avvocato

 Credere di aver scelto il miglior legale sulla piazza, per cui si è immuni dalla sconfitta.

Il migliore professionista in assoluto non esiste: esistono degli studi legali che vanno di moda e degli avvocati noti. Ma non solo questo non ne determina la bravura; non di rado, si viene affidati ad altri professionisti che fanno parte del team dello studio, pagando cifre elevate per poi non vedere praticamente mai il legale che si era scelto.

  1. Convincersi che optare un avvocato “di cui tutti hanno paura” sia un vantaggio.

In realtà, la maggior parte delle volte che i clienti affermano che un avvocato è un “mostro del foro” il giudizio degli operatori del settore è esattamente l’opposto: viene considerato scorretto, sleale ed arrogante. Questo di certo non lo facilita nell’esercitare la propria professione e sicuramente non gli consente di ottenere dei buoni risultati.

  1. Ritenere che un grande studio, un team nutrito e richieste economiche sostenute siano dimostrazione di bravura e competenza.

Come in tutte le cose, l’apparenza non è sinonimo di sostanza. Il ragionamento è che se ci si può permettere tanto, significa che si seguono numerosi (e magari facoltosi) clienti, e se si hanno tanti clienti si deve necessariamente essere capaci. Purtroppo, spesso e volentieri, questo ragionamento non trova conferma…

  1. Persuadersi che la propria causa sia semplice e non necessiti di un professionista particolarmente ambito, per cui si può orientare la propria scelta al risparmio.

In realtà, nulla è semplice e tutto dipende dalla conoscenza specifica dell’avvocato. E per di più vi trovate di fronte un professionista che ha studiato, investendo soldi e tempo, per cui perché dovrebbe lavorare gratis o per poco? Se lo pagate poco riceverete poco!

 Quanto costa un avvocato?

La conclusione di cui sopra porta dritti dritti a questa domanda, alla quale però non è affatto semplice dare risposta.

Se infatti è vero che il decreto 10 marzo 2014, n 55 stabilisce i limiti minimi e massimi all’interno dei quali si collocano le parcelle per l’attività forense, è vero allo stesso modo che sono sempre da quantificarsi l’esperienza e la professionalità del singolo avvocato.

Questo, però, non significa che il cliente debba essere ignaro della spesa da fronteggiare, e debba accettare alla fine della prestazione qualsiasi cifra gli venga richiesta.

Infatti, non solo egli ha la possibilità di farsi predisporre un preventivo vincolante al fine di evitare brutte sorprese, ma può tutelarsi sottoscrivendo con l’avvocato un conferimento di incarico già dal primo colloquio, che precisa, tra le altre cose, gli onorari, le spese e gli eventuali accessori da corrispondere.