Guardare l’emicrania da un forellino ?

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Il Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviato con l’acronimo FOP, definisce un’anomalia cardiaca congenita molto diffusa: 1 persona su 5 ne è affetta, perlopiù in maniera asintomatica. Questo tipo di condizione consiste in un’alterazione della divisione delle cavità cardiache. Il cuore è costituito da 4 cavità, ovvero atrio destro e sinistro, ventricolo destro e sinistro. In una situazione di salute normale vi è il setto che funge da parete divisoria tra la parte cardiaca destra e quella mancina. Durante la gravidanza il feto non dispone del setto e il cuore funziona con delle vie di comunicazione che vengono dette forami: qualora questa cavità non si dovessero chiudere durante i primi mesi del neonato, ci si trova di fronte al forame ovale pervio.

Forame ovale pervio e disturbi neurologici

Non si tratta però genericamente di un fattore allarmante in quanto, approssimativamente, 10 milioni di persone conducono una vita del tutto sana pur presentando il FOP. Tuttavia, a volte, il difetto può essere imputabile di disturbi legati alla sfera neurologica: le particelle di natura trombotica, risalendo dagli arti inferiori o dall’addome, passano nell’atrio o nel ventricolo sinistro finendo poi ad otturare vasi cerebrali. Le conseguenze che si verificano in un simile scenario sono di natura passeggera o permanente. I sintomi che il paziente manifesta sono la maggiore difficoltà nella mobilitazione degli arti, afasia e disturbi visivi.

Gli studi sull’emicrania con e senza aura

L’emicrania con aura è quella tipologia di emicrania caratterizzata principalmente da alterazioni visive e, secondo studi osservazionali non controllati, esiste una stretta correlazione tra questa patologia e il forame ovale pervio. In base alle ricerche, i risultati suggeriscono che la chiusura di un forame ovale pervio per altre indicazioni può ridurre o addirittura eliminare gli attacchi di cefalee. Il primo studio clinico controllato della letteratura sulla chiusura del forame ovale pervio per la prevenzione dell’emicrania, ha però mostrato risultati negativi.

I risultati degli altri due studi compiuti nella medesima direzione sono stati recentemente pubblicati nel corso dell’ultimo anno, anche questi hanno dato entrambi esiti negativi. Uno studio ha mostrato una riduzione dei giorni di cefalea in pazienti con emicrania con aura, ma i risultati finali di questo gruppo di pazienti non sono stati pubblicati. Durante le ricerche si sono verificati diversi eventi avversi correlati alla procedura chirurgica non invasiva. Al momento attuale secondo il Neurologo Professore Antonaci del Centro Medicina delle Cefalee di Pavia, nonchè ex Presidente della Federazione Europea delle Cefalee, non è consigliabile effettuare la chiusura del forame ovale come trattamento preventivo per l’emicrania.

Infatti, sulla base dei dati osservati disponibili secondo Rayhill e collaboratori, i pazienti per i quali la chiusura del forame ovale pervio è indicata per altri motivi (ad esempio l’ictus giovanile) possono avere solo qualche miglioramento nella frequenza di emicrania. La chiusura del forame ovale pervio non è al momento indicata per il trattamento preventivo dell’emicrania senza aura. Mentre, nell’emicrania con aura, conclude il Professore Fabio Antonaci occorre effettuare una ricerca del forame ovale pervio (il “forellino”) solo se la Risonanza Magnetica dell’encefalo mostra delle microlesioni della sostanza bianca e la frequenza di crisi con aura è sostenuta.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il Neurologo Professore Fabio Antonaci.