Cordyceps sinensis è il nome botanico di un fungo, un ascomicete caratteristico della medicina cinese. L’etimologia del nome botanico Cordyceps sinensis è da ricondurre al latino cord “bastone”, ceps “testa” e sinensis “dalla Cina. Questo fungo viene anche identificato con il termine Yarsagumba che è la traduzione fonetica occidentale del termine nepalese usato per indicare un fungo delle larve di “lepidottero fantasma” (insetto). Attualmente, lo yarsagumba appartiene al fiorente business erboristico e dei rimedi naturali, nel quale ha assunto recentemente un valore economico abbastanza elevato.
Tra i vari funghi entomopatogeni, lo yarsagumba è utilizzato da almeno 2000 anni. Ha una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale orientale ed è conosciuto pure in Occidente nella veste di “fungo medicinale”.
– Caratteristiche del yarsagumba: i corpi fruttiferi, anche detti stromi, sono costituiti di uno stipite che è tanto più lungo dell’ospite quanto più questo è sepolto in profondità, e di una testa fertile chiamata capitola che rinchiude i periteci. Questi contengono lunghi aschi con parete sottile tranne all’apice dove è molto ispessita. Ogni asco contiene otto lunghe spore filiformi e settate. Le spore della maggior parte delle specie si frammentano a maturità prima di essere espulse dell’asco e di lasciare il peritecio attraverso un piccolo foro chiamato ostiolo.
La grandezza dei frammenti sporali è importante per la determinazione delle specie, e Dennis (1981) indicò che il miglior metodo per studiarli è di lasciare sporulare un Cordyceps per una notte su un vetrino, perché la misura delle spore nell’asco può indurre a degli errori. Notiamo anche che i Cordyceps, come molti altri Ascomiceti, possono fruttificare anche in uno stadio imperfetto (anamorfo) che non somiglia allo stadio perfetto (teleomorfo).
Gli anamorfi, che sono stati descritti spesso sotto nomi differenti, non sono facili da collegare ai teleomorfi perché solo molto raramente appaiono in maniera simultanea.
– Quando arriva la primavera e la neve comincia a sciogliersi sulle montagne, le popolazioni indigene del Tibet e del Nepal, come fanno da secoli, portano le mandrie di yak a pascolare a quote più alte. Usando le zampe per scavare nella neve residua e nel terreno, estraggono e mangiano il Cordyceps. Poi, in preda all’eccitazione, cominciano ad andare in calore. Si racconta che in passato alcuni mandriani si chiesero quale fosse la causa di tanta vitalità. Si domandavano come potesse avere una simile energia a quell’altezza, e se ciò che era buono per gli animali potesse essere efficace anche per loro. Osservandoli attentamente, scoprirono che gli yak mangiavano uno strano fungo che cresceva dal corpo di bruchi morti. Ben presto, tutti i membri della tribù cominciarono a cibarsene. La loro resistenza fisica aumentò, e soffrirono meno di disturbi respiratori e altre malattie. Parlarono del nuovo fungo con certi monaci che conoscevano, i quali a loro volta ne parlarono con altri monaci, e in breve la fama del Cordyceps sinensis si sparse in tutta la Cina. Alla fine, il fungo miracoloso giunse nelle mani dei medici dell’imperatore, che lo prescrisse al sovrano. Da allora in poi, tutti coloro che lo trovavano furono obbligati per legge a consegnarlo ai funzionari imperiali.